Il Caffè poesia di origine controllata
  "è una maschera che gioca in una caccia al tesoro, ed il tesoro è la consapevolezza di ciò che avviene o è già avvenuto; è il sipario che si apre per farci guardare con maggiore attenzione alle storie e poi si richiude in modo che il sonno possa far sbocciare le proprie riflessioni; è la cultura che non usa il ricordo per gestire il potere ma semplicemente vive per tendere una mano"
Fabrizio De Andrè
Fabrizio De André
 
Giorgio Gaber
Giorgio Gaber
Far finta di essere sani Il sogno di Maria

Vivere non riesco a vivere
ma la mente mi autorizza a credere
che una storia mia
positiva o no
è qualcosa che sta dentro la realtà.

Nel dubbio mi compro una moto
telaio e manubrio cromato
con tanti pistoni bottoni accessori più strani
far finta di essere sani
fara finta di essere
insieme a una donna normale
che riesce anche ad essere fedele
comprando sottane e collane creme per mani
far finta di essere sani
far finta di essere


Liberi sentirsi liberi
forse per un attimo è possibile
ma che senso ha
se è cosciente in me
la misura della mia inutilità

Per ora rimando il suicidio
e faccio un gruppo di studio
le masse la lotta di classe i testi gramsciani
far finta di essere sani
far finta di essere

un uomo con tanta energia
che va a realizzarsi in India e in Turchia
il suo salvataggio è un viaggio
in luoghi lontani
far finta di essere sani
far finta di essere


Vanno
delle coppie vanno
vanno la mano nella mano
vanno
anche le cose vanno
vanno migliorano piano piano
le fabbriche gli ospedali
le autostrade gli asili comunali
e vedo bambini cantare
in fila li portano al mare
non sanno se ridere o piangere
e batton le mani
far finta di essere sani
far finta di essere sani
far finta di essere sani

 

Nel grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali
quando mi chiese - conosci l'estate -
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

...e l'angelo disse - Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era un sogno ma sonno non era
- lo chiameranno figlio di Dio -
parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto
ma la paura delle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posasti le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte

 

 
I want you Io ti voglio

The guilty undertaker signs,
The lonesome organ grinder cries,
The silver saxophones say I should refuse you,
The cracked bells and washed-out horns,
Blow into my face with scorn,
But it's not that way,
I wasn't born to lose you.

I want you, I want you,
I want you so bad,
Honey, I want you.

The drunken politician leaps,
Upon the street where mothers weep,
And the saviors who are fast asleep,
They wait for you,
And I wait for them to interrupt,
Me drinkin' from my broken cup,
And ask me to,
Open up the gate for you,

I want you, I want you,
I want you so bad,
Honey, I want you.

Now all my fathers, they've gone down,
True love they've been without it,
But all their daughters put me down,
'Cause I don't think about it.

Well, I return to the Queen of Spades,
And talk with my chambermaid,
She knows that I'm not afraid,
To look at her,
She is good to me,
And there's nothing she doesn't see.

She knows where I'd like to be,
But it doesn't matter,
I want you, I want you,
I want you so bad,
Honey, I want you.

Now your dancing child with his Chinese suit,
He spoke to me, I took his flute,
No, I wasn't very cute to him,
Was I?
But I did it, though, because he lied,
Because he took you for a ride,
And because time was on his side,
And because I...
I want you, I want you,
I want you so bad,
Honey, I want you

L'impresario sospira,
L'organo solitario piange,
Il sassofono d'argento dice che ti rifiuterò,
Le campane rotte e i corni sbiaditi,
Mi soffiano sul viso con disprezzo,
Ma non è questo il modo,
Non sono nato per perderti.

Ti voglio ti voglio,
Ti voglio così tanto,
Dolce ti voglio.

I politici ubriachi danzano,
Lungo le strade dove le madri piangono,
E i redentori che si addormentano presto,
Aspettando te,
Ed io aspetto che loro mi fermino,
Dal bere dal mio bicchiere rotto,
E mi chiedano,
Di aprirti il cancello,

Ti voglio ti voglio,
Ti voglio così tanto,
Dolce ti voglio.

Ora tutti i miei padri sono andati giù,
Sono stati senza amore,
E tutte le loro figlie mi hanno distrutto,
Ma non me ne preoccupo.

Ora ritorno alla mia regina di picche,
E parlo con la mia cameriera,
Lei sa che non ho paura,
Di guardarla,
E' buona con me,
E non c'è nulla che lei non veda.

Sa dove vorrei essere,
Ma non se ne preoccupa,
Ti voglio ti voglio,
Ti voglio così tanto,
Dolce ti voglio.

Ora tuo figlio danza col suo vestito cinese,
Mi parla, prende il suo flauto,
No, non sono stato carino con lui,
Vero?
Ma lo sono stato comunque perché gli ho mentito,
Perché l'ho portato in giro,
E perché il tempo era dalla sua parte,
E perché io......
Ti voglio ti voglio,
Ti voglio così tanto,
Dolce ti voglio.

Bob Dylan
Bob Dylan

Sylvia Plath
Sylvia Plath
Mystic Mistica

The air is a mill of hooks--
Questions without answer,
Glittering and drunk as flies
Whose kiss stings unbearably
In the fetid wombs of black air under pines in summer.

I remember
The dead smell of sun on wood cabins,
The stiffness of sails, the long salt winding sheets.
Once one has seen God, what is the remedy?
Once one has been seized up

Without a part left over,
Not a toe, not a finger and used,
Used utterly, in the sun's conflagrations, the stains
That lengthen from ancient cathedrals
What is the remedy?

The pill of the Communion tablet,
The walking beside still water? Memory?
Or picking up the bright pieces
Of Christ in the face of rodents,
The tame flower-nibblers, the ones

Whose hopes are so low they are comfortable--
The humpback is small, washed cottage
Under the spokes of the clematis.
Is there no great love, only tenderness?
Does the sea

Remember the walker upon it?
Meaning leaks from the molecules.
The chimneys of the city breathe, the window sweats,
The children leap in their cots.
The sun blooms, it is a geranium.

The heart has no stopped.

L'aria è un mulino di roncole--
Domande senza risposte,
Scintillanti e ubriache come mosche
Di cui i baci scottano insopportabilmente
Negli uteri fetidi di aria nera sotto i pini estivi.

Ricordo
il morto odore del sole sulle cabine di legno,
la rigidezza delle vele, lenzuola lunghe avviluppate dal sale.
Da quando si è conosciuto Iddio, qual è il rimedio?
Da quando si è stati inquadrati

Senza che mancasse alcuna parte
Nemmeno un dito del piede, della mano, e che si è stati usati
Del tutto usati, nella conflagrazione del sole, le macchie
Che protuberano da antiche cattedrali
Qual è il rimedio?

La pillola della pasticca per la Comunione,
Il passeggiare accanto ad acque quite? La memoria?
O il raccogliere scintillanti frammenti
Del Cristo nei musi di rodacei,
Gli addomesticati roditori di fiori, quelli

Di cui sono così poche le speranze che si sentono confortevoli--
La donna gobba nella sua casetta linda
Sotto i raggi della clematide
Non v'è amore dunque, ma solo tenerezza?
Forse che il mare


Ricorda chi vi cammina?
Intendendo falle delle molecole.
I camini della città respirano, la finestra suda.
I bambini saltellano nelle loro brande.
Il sole fiorisce, è un geranio.

Il cuore non s'è fermato.


Francesco de Gregori
Francesco de Gregori
Due Zingari  

Ecco stasera mi piace così
con queste stelle appiccicate al cielo
la lama del coltello nascosta nello stivale
e il tuo sorriso trentadue perle
così disse il ragazzo
nella mia vita non ho mai avuto fame
e non ricordo sete di acqua o di vino
ho sempre corso libero felice come un cane
tra la campagna e la periferia
e chi sa da dove venivano i miei
dalla Sicilia o dall'Ungheria
avevano occhi veloci come il vento
leggevano la musica
leggevano la musica nel firmamento

Rispose la ragazza
ho tredici anni
trentadue perle nella notte
e se potessi ti sposerei
per avere dei figli con le scarpe rotte
girerebbero queste ed altre città
queste ed altre città
a costruire giostre e a vagabondare
ma adesso è tardi anche per chiacchierare.

E due zingari stavano
appoggiati nella notte
forse mano nella mano
e si tenevano gli occhi
aspettavano il sole del giorno dopo
senza guardare niente

sull'autostrada accanto al campo
le macchine passavano velocemente
e gli autotreni mangiano chilometri
sicuramente vanno molto lontano
gli autisti si fermano e poi ripartono
dicono c'è nebbia bisogna andare piano
si lasciano dietro
si lasciano dietro
un sogno metropolitano

così di nuovo il grido infantile si mescola
al battito di sangue
Il grumo della ferita lièvita. Il cerchio di ghiaccio
si muta nel calore di un grembo.
Alla prima luce selvaggia, l'alchimia capovolta
che muta nell'incarnazione la sostanza dei limbi
si spiega uguale all'altra, che pare alla seconda luce
il guasto della morte.
Ecco la dissoluzione, la polvere delle rocce
che si disfa nel mare sanguinoso
e la putrefazione meravigliosa dei licheni
fra i coralli brulicanti e il montare delle meduse
e le stelle che muovono i petali
assaggiando con le antenne la luce su dai crepuscoli.
Sul piccolo estuario
si quieta in un lamento di bolle la saliva di schiume.
E' nata una rosa.

     QUANNO MAMMET T'HA FATTO
VO' SAPE' CHE CE METTETTE?
MIELE ZUCCHERO E CANNELLA MIELE ZUCCHERO E CANNELLA